Queste, ed altre cose, sono ciò che non ci viene raccontato dei canili e di chi li gestisce. Le “buche creative” sono sinonimi di poca stimolazione, di routine fine a se stessa, di meccanismi sterili, di noia, di stereotipie. Cani che vivono così non vengono rispettati questo è un dato incontrovertibile. Il rispetto non sta nel fagocitarli di cibo, di selfie o di staffette.
Il rispetto sta negli sforzi pratici affinché la vita venga migliorata per ogni abitante di quel canile. Ogni individuo cane in un canile ha diritto a migliorie, piccole o grandi, ma che gli vengano cucite addosso.
Nella realtà ci sono adozioni di cani mai usciti dai box , mai conosciuti, che finiscono nelle case e sopravvivono nella paura dell’essere umano.
Nella realtà ci sono adozioni di cani terrorizzati dalla città e traslocati dal loro box in un appartamento, ovviamente in una città del centro-nord, che vengono smarriti e mai ritrovati.
Nella realtà ci sono cani adottati “valutati” come equilibrati e rientrati in canile perché aggressivi verso i proprietari: cani che hanno morso intensamente .
Nella realtà ci sono cani adottati, anche questi “valutati” come equilibrati, che hanno ucciso cani e gatti già presenti nella casa degli adottanti.
Ma di un cane che vive una vita terrorizzato sotto un tavolo, di un cane che si smarrisce e muore, di un cane che morde e rientra in canile, chi ne è responsabile ?
Chi doveva tutelarlo? Chi doveva trovare la migliore adozione, dicendo anche molti no?
Credo che chi faccia come suo motto “Adotta, non comprare!” dovrebbe non insabbiare la realtà.
La realtà delle adozioni è costellata di questi casi, non sono rari, non sono casuali e potevano essere evitati.
Nella realtà ci sono buche che i cani fanno, non semplici buche, ma crateri.