Canapa e cannabis in veterinaria
Facciamo chiarezza e informazione su un tema oggi molto dibattuto! Partiamo dalle basi per capire di cosa si tratta mantenendo un approccio olistico.
Canapa o Cannabis capiamo di cosa parliamo
Questi due termini indicano la stessa pianta. Essa appartiene alla famiglia delle Cannabaceae cui, secondo alcuni, appartengono tre specie (Cannabis sativa, Cannabis indica e Cannabis ruderalis), mentre altri sono più propensi ad identificare una sola specie (Cannabis sativa) cui apparterrebbero diverse varietà.
Cannabis conosciamo la sua storia
Le prime testimonianze dell’uso della canapa risalgono a migliaia di anni prima di Cristo e i più antichi reperti sono una porzione di tessuto risalente all’8000 a.C., alcuni dei quali semi fossilizzati.
Veniva coltivata in epoche antiche in Medio Oriente, Asia e India e sfruttata nella sua totalità per la produzione di tessuti molto resistenti (cui in seguito si è aggiunta la produzione di carta) e per le sue proprietà curative e divinatorie.
La diffusione va attribuita alle tribù asiatiche e medio orientali nomadi che ne hanno diffuso l’uso fino all’antica Grecia da dove, grazie ai romani, è arrivata nel bacino del mediterraneo e poi anche nell’estremo nord Europa.
La coltivazione della pianta nel corso dei secoli ha avuto un enorme sviluppo, legato alle straordinarie proprietà della fibra e dei semi, ricchissimi di principi nutritivi sia per l’alimentazione umana che per quella animale.
L’uso inappropriato di alcune sue componenti – infiorescenze e resina – hanno portato nei primi anni del 1900 alla proibizione totale della coltivazione della canapa sia per uso industriale che per uso farmacologico e di seguito alla proliferazione del mercato illegale.
Conosciamo i suoi fitocomponenti
In fitoterapia si definisce droga qualunque principio attivo – fitoestratto – che derivi da una pianta e che abbia un effetto se somministrato ad un organismo vivente.
I fitoestratti, pur derivando dalla stessa pianta, sono potenzialmente diversi, per composizione ed effetto, se ottenuti da diverse porzioni della pianta, con procedimenti differenti o se diversamente conservati.
Ciascuna droga avrà quindi una propria biodisponibilità e proprie caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche.
L’estrazione può essere effettuata con acqua – estratti acquosi, tisane, decotti, alcool e glicerolo – macerati glicerici e tinture madri, spremitura a freddo – olii, fonti di calore – distillati, oli essenziali, macerazioni in olio – c.d. oleoliti, e così via.
L’insieme dei principi attivi presente nella pianta ne costituisce il “fitocomplesso”.
Dopo quanto detto è facile comprendere come la definizione “olio di canapa” non dice nulla sulla composizione chimica dello stesso – se non accompagnato da un certificato che attesti la titolazione dei singoli componenti e la porzione della pianta da cui è stato estratto – e men che mai sull’azione espletata dopo somministrazione ad un organismo vivente.
I principi attivi che troviamo nella “Cannabis”, in concentrazioni variabili a seconda della varietà, appartengono a diverse famiglie. Tra loro: Terpenoidi, Flavonoidi, acidi grassi omega 3 ed omega 6 (che in questo vegetale hanno un rapporto 1:3), vitamine, minerali e i tanto famigerati fitocannabinoidi.
Tra i fitocannabinoidi i più famosi sono THC e CBD ma i molti studi ne stanno rivelando altri come CBA, CBC,CBG,CBN, THCV e molti altri.
Tra essi il THC ha la caratteristica di avere potere psicotropo se somministrato per diverse vie ma solo dopo aver subito un processo di riscaldamento.
Poiché la concentrazione di ciascuno di essi è diversa nelle singole parti della pianta, ogni estratto avrà proprietà diverse e strettamente legate alla parte dalla quale provengono.
Vediamone alcuni:
olio ricchissimo in acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6. Ha acidi grassi polinsaturi, provitamina A, vitamine del gruppo B, vitamina C, vitamina D, vitamina E, molti minerali (Calcio, Ferro, Magnesio, Fosforo, Potassio, Sodio, Zinco e Rame) e una quota proteica ricca di aminoacidi importanti.
La presenza di tutti questi principi attivi ne fa un alimento prezioso con attività antiossidante, antinfiammatoria, ipocolesterolemizzante e regolatrice delle quote di trigliceridi nel sangue.
per lo più riconducibile a due tipologie:
– Olio di derivazione vegetale come olio di oliva, di cocco, MCT oil ed altri in cui vengono sciolti cristalli di CBD in percentuale variabile.
Si tratta di un prodotto galenico che dovrebbe essere preparato esclusivamente da farmacisti dietro presentazione di ricetta medica.
– Olio di Canapa, estratto con diverse metodologie da alcune porzioni della pianta, nel quale è presente CBD in percentuale variabile, associato anche ad altri componenti e che, per legge, deve essere purificato dall’eventuale presenza di THC – consentita in ragione di < 0,2%.Questo prodotto, per potersi considerare sicuro per l’uso, dovrebbe essere sempre accompagnato da schede tecniche che ne garantiscano le modalità di estrazione, le percentuali dei singoli componenti e l’assenza di inquinanti – metalli pesanti, pesticidi, polveri o altro. L’uso consentito per legge di questo prodotto è esclusivamente esterno e mai per ingestione.
Ottenuto preferibilmente da un processo di spremitura a freddo dell’intera pianta di cannabis. In esso si trovano oltre ai componenti che derivano dai semi anche flavonoidi, terpenoidi e fitocannabinoidi contenuti nella porzione erbacea.
In questo olio tutti i principi attivi interagiscono facendo lavoro di squadra e realizzando quello che viene definito Effetto Entourage. La sua efficacia non sarà pari a quella data dall’uso delle singole droghe ma il prodotto della loro azione sinergica.
L’obiezione più ovvia che si possa fare a tale affermazione è che un prodotto di sintesi potrebbe essere ragionevolmente più maneggevole e meno pericoloso di un estratto naturale. Questo perché la presenza di migliaia di molecole che interagiscono tra loro può indurre effetti poco prevedibili o controllabili.
E’ pur vero però che, a fronte di un uso sapiente e controllato, gli effetti collaterali di un fitocomplesso sono sempre meno espressi rispetto a quanto non avvenga con i derivati di sintesi.
Altrettanto vero però che il contenuto dei cannabinoidi di questo prodotto andrebbe titolato prima della somministrazione per definirne esattamente la quota di CBD e THC e conoscerne gli eventuali effetti psicotropi.
Quanto detto spero possa servire a chiarire alcuni dubbi riguardo le caratteristiche dei singoli prodotti, a suscitare un sano interesse nei confronti di un corretto uso degli estratti a base di canapa e ad accrescere la consapevolezza che un uso inappropriato potrebbe indurre l’insorgenza di pericolosi effetti collaterali.
La somministrazione dell’olio di canapa prevede sempre un’attenta supervisione da parte del medico, per gli umani, e del veterinario per i nostri amici a quattro zampe.
Gli studi fioriti negli ultimi anni hanno evidenziato come il Sistema Endocannabinoide sia deputato alla conservazione dell’omeostasi dell’organismo e viene attivato “su richiesta”. Le sue funzioni maggiori e già conosciute in medicina umana (molte sono ancora in fase di ricerca) sono quelle di:
- regolazione della capacità cognitiva, dell’attenzione, della memoria e della capacità di apprendimento
- controllo della coordinazione motoria
- regolazione del sonno e dell’appetito
- regolazione della funzione cardiovascolare
- modulazione immunitaria
- regolazione delle funzioni riproduttive
- regolazione dello sviluppo del cervello
- controllo della percezione del dolore
- regolazione della produzione di cellule tumorali
L’effetto dei fitocannabinoidi dipende dall’affinità che ciascuno di essi mostra per i diversi recettori e dalla loro somiglianza con gli endocannabinoidi.
I fitoestratti della Cannabis vengono utilizzati da anni come coadiuvanti in numerose patologie:
- il trattamento del dolore cronico negli adulti
- i problemi muscolari in corso di sclerosi multipla
- la nausea e vomito in corso di chemioterapia
- le crisi convulsive refrattarie ad altri trattamenti
- il glaucoma e l’ ipertensione oculare
- i disturbi del sonno
- la malattia di Parkinson
- la demenza senile
- l’anoressia
- i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile
- lo stress e l’ansia di tipologia e origine diverse
L’uso dei prodotti derivati dalla Cannabis in veterinaria è sempre più diffuso anche se ancora molto confuso.
Bisogna innanzitutto distinguere i singoli prodotti perché, come abbiamo già detto, la definizione di Olio di Canapa non dice veramente nulla a meno che non si specifichi da quale parte della pianta derivi.
- olio di semi di canapa
Abbiamo visto che è un olio ricchissimo di vitamine, minerali e acidi grassi essenziali sia omega 3 che omega 6.
Può essere utilizzato come integratore nelle diete casalinghe del cane e del gatto, sfruttandone le proprietà nutrizionali e l’effetto antiossidante.
Nei gatti però una particolare carenza enzimatica impedisce il corretto uso di alcuni acidi grassi vegetali che risultano quindi essere meno biodisponibili.
Ne consegue che nei cani (carnivori opportunisti) e molto più nei gatti (carnivori obbligati), la quota di acidi grassi essenziali andrebbe soddisfatta con prodotti ad elevata biodisponibilità come olio di pesce o di Krill piuttosto che con un olio vegetale.
Non che sia sbagliato utilizzare l’olio di semi di canapa ma dobbiamo essere consapevoli che, non contenendo fitocannabinoidi se non in minime percentuali, in corso di alcune patologie non ha le capacità terapeutiche ad esso erroneamente attribuite. - olio galenico di CBD e Cannabis terapeutica
Questi derivati della cannabis vengono usati in medicina veterinaria sia nei cani che nei gatti.
- le forme di epilessia che non rispondono ai trattamenti farmacologici convenzionali nelle quali vengono somministrati oli che contengono sia CBD che THC in percentuale variabile sulla base delle esigenze di ogni singolo paziente
- quelle del sistema osteoarticolare nelle quali i fitocannabinoidi svolgono molte funzioni. Controllano il dolore a livello articolare; riducono le lesioni a livello della cartilagine e dell’osso, grande causa di dolore articolare; rallentano il progredire dei processi infiammatori e contrastano la degenerazione del tessuto osseo
- le oncologiche dove controllano nausea e vomito causati dalla chemioterapia, aumentano l’appetito e, per alcuni tumori, pare siano in grado anche di indurre morte delle cellule tumorali inibendone la crescita
- quelle comportamentali caratterizzate da stati di ansia e paura
- le disfunzioni cognitive tipiche dei pazienti anziani nei quali favoriscono il miglioramento della sfera intellettiva e delle capacità di relazione , migliorandone le condizioni di vita
- le infiammatorie croniche dell’apparato gastroenterico accompagnate da alterazioni immunitarie, vomiti e diarree frequenti
- quelle dermatologiche con presenza di prurito e leccamento compulsivo
- quelle delle vie urinarie sia nei cani che nei gatti soprattutto se associate ad ansia e stress
In questa rapida carrellata abbiamo visto quante siano le malattie nelle quali si può fare uso di derivati della cannabis in veterinaria ma dobbiamo sempre ricordare che si tratta di prodotti che possono essere formulati, in farmacie specializzate, con diverse concentrazioni di CBD, THC e altri cannabinoidi come nel caso di oli full-spectrum dietro presentazione di ricetta medica galenica.
Come per l’uso degli altri farmaci bisogna ricordare che va scoraggiato un uso inappropriato, con prodotti di dubbia provenienza e ancor più incerta efficacia e che la somministrazione dovrebbe essere effettuata da un veterinario esperto in queste terapie.